mercoledì 23 marzo 2016

#UNIONICIVILI E IL MONDO ETICO E SOCIALE

L’ambito giuridico delle Unioni Civili è in corso di modifica sensibile anche nel nostro Paese. Non è affare di poco conto, o che riguarda unicamente lo status di chi è toccato direttamente da questa normativa. Perché si tratta, con tutte le implicazioni che porta (o porterà) con sé, di un ambito che è in grado di cambiare significativamente il quadro della nostra società civile. 
In questo testo cerchiamo di fare chiarezza sul processo attualmente in corso in Italia, ma soprattutto su quello che avviene negli altri Paesi, e allargheremo l’orizzonte, fatalmente, agli altri temi collegati alle vicende, ai desideri e alle rivendicazioni delle coppie omosessuali in merito agli aspetti dell’adozione e a quello, niente affatto trascurabile dal punto di vista etico e sociale, del marketing dell’utero in affitto.
Si tratta di un tema ostico, naturalmente, e lasciamo al lettore la piena discrezione di prendere la posizione che reputa più giusta. La sola esposizione dei fatti, comunque, è in grado di offrire una ampia panoramica di spunti sui quali riflettere. Sui quali si deve riflettere, perché l’oggetto di questa azione giuridica nel nostro Paese è in grado, lo ribadiamo ancora una volta, di cambiare sensibilmente molti aspetti delle regole che ci vogliamo dare. Del mondo nel quale vogliamo vivere.
Sono Unioni Civili quelle forme di convivenza fra due persone cui viene riconosciuto uno status giuridico dal Paese di residenza. Sono rivolte alle coppie eterosessuali ma anche, e soprattutto, ai partner omosessuali che così assumono diritti e doveri di convivenza, l’uno nei confronti dell’altro. La faccenda, che riguarda i diritti di LGBTI (persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), si complica quando si comincia a parlare di adozioni e relative pratiche di fecondazione assistita e maternità surrogata. Con grandi implicazioni etiche, economiche e legali.

venerdì 18 marzo 2016

#JobsAct: meno #lavoro per tutti

Il Bluff del JobsAct è palese a chiunque non sia in mala fede. A gennaio 2016 i contratti a tempo indeterminato sono calati. Si tratta di 12378 posti in meno. Sono aumentati moltissimo invece i voucher, la forma più temporanea e precaria di lavoro che possa esistere, a quota + 9.227.589 - e una percentuale del +131% rispetto al gennaio 2014. A gennaio inoltre sono stati più i licenziati che gli assunti. Inoltre c'è un brusco calo delle trasformazioni dei contratti a termine in a tempo indeterminato: parliamo del -71% rispetto a dicembre 2015, un dato che mostra quanto drogato fosse il mercato del lavoro a fine anno, quando i dipendenti sono stati assunti dalle aziende giusto per accaparrarsi gli sgravi contributivi.
Per saperne di più: "Il Bluff del Jobs Act", eBook pdf e pub e formato kindle

mercoledì 2 marzo 2016

IL BLUFF DEL #JOBSACT

«È una giornata storica, un giorno atteso per molti anni da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari ma non al precariato: superiamo l’articolo 18 e i co.co.co., nessuno sarà più lasciato solo, ci saranno più tutele per chi perde il posto e parole come mutuo, ferie, diritti e buonuscita entrano nel vocabolario di una generazione che ne era stata esclusa»
Le parole pronunciate da Matteo Renzi, presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana dal 22 febbraio 2014, al via libera dei primi due degli otto decreti attuativi del Jobs Act, suonano come autentica propaganda. Risultavano tali già durante la conferenza stampa nella quale sono state pronunciate, e lo risultano ancora più chiaramente oggi, mentre la nuova legge sul lavoro dispiega i suoi effetti. Lo diciamo subito: il precariato è la regola, i contratti capestro sono ancora facilmente applicabili grazie alle mille deroghe inserite nei decreti, la cassa integrazione non è più per tutti gli ex dipendenti, la concessione di un mutuo è quasi del tutto esclusa con un contratto a tutele crescenti - che in quanto tale non garantisce la continuità del reddito - i diritti sono stati calpestati alla luce del sole e sacrificati sull’altare della convenienza delle aziende. 
«Abbiamo tolto ogni alibi a chi dice che in Italia non ci sono le condizioni per assumere» ha concluso quel giorno il Premier, presupponendo che farsi carico a livello pubblico di sgravi fiscali che non garantiscono il mantenimento del posto di lavoro sia una buona idea. In questa farsa al rilancio economico della Penisola, a fare le spese della situazione sono i lavoratori. Al dipendente viene lasciata la facoltà di rivolgersi al giudice per poter accedere, in caso di licenziamento “ingiustificato”, a un risarcimento in denaro - con tutto quello che comporta in termini di tempi, opportunità e rischi. Una cifra comunque prefissata, e in ogni caso ben inferiore al valore degli sgravi fiscali di cui le aziende godono al momento dell’assunzione. I conti tornano insomma, per le aziende. Per i lavoratori e per lo Stato stesso, invece, non tornano affatto.
Sommario:
Introduzione



La genesi del furto




La mannaia di Fornero




Le modifiche e le (finte) lotte parlamentari




Cos’è cambiato sul serio




I co.co.co. ci sono ancora, eccome




E ora un po’ di conti




Prime assunzioni (e primi licenziamenti)




Non si tratta di nuova occupazione




How-To lavoratori: come difendersi




Note




Bibliografia




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