Un film sui conflitti arabo-israeliani e sulle frontiere, che racconta la storia di una famiglia divisa dai confini di nazioni chiuse nella loro burocrazia e politica implacabile.
Le alture del Golan sono state occupate da Israele nel 1967. Da questa data sono oggetto di contestazione da parte della Siria.
La famiglia della sposa siriana è drusa, considerata "apolide", ossia senza alcuna cittadinanza. Questo, le tradizioni, la vita al confine con Israele, sono le tematiche affrontate nel film, nato da una coproduzione franco-israelo-tedesca.
"La sposa siriana" mostra la situazione dei drusi del Golan, praticamente dimenticati dall'informazione occidentale. Il film, curato, è molto ben recitato: sguardi, movimenti quasi impercettibili, più delle parole sottolineano l'atmosfera e delineano i personaggi, tutti in cerca della propria realizzazione e accettazione da parte della famiglia e della società locale. Non manca nella regia, inoltre, una certa ironia: quella che mostra una burocrazia ottusa ed implacabile che rende ancora più difficile e impossibile la vita nel Golan. Molto interessante.
Tutti i premi:
▪ 2004 Montréal World Film Festival, "Grand Prix" (Miglior film)
▪ 2004 Flanders International Film Festival, "Miglior sceneggiatura"
▪ 2004 Festival internazionale del film di Locarno, "Premio del pubblico"
▪ 2005 Bangkok International Film Festival, "Golden Kinnaree Award" (Miglior film)
▪ 2005 European Film Awards nomination, "Miglior attrice" - Hiam Abbass
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