mercoledì 3 agosto 2011

La versione di Barney - un film di Richard J. Lewis

Un film delicato, amaro e profondamente reale. Interamente tratto dal romanzo di Mordecai Richler.




Niente narratore, ma solo un lungo racconto fatto di ricordi che lentamente spariscono, dalla giovinezza fino al presente, di Barney Panofsky, un produttore televisivo ebreo. Vive gli anni Settanta in una Roma licenziosa e solare, e poi la sua vita a Montreal contornato da amici che sostiene in ogni modo e la cui presenza o meno ne condizionerà in qualche modo l'esistenza, un padre poliziotto in pensione affettuoso e sempre fuori luogo, una prima moglie disperante, una seconda sciocca e superficiale e un grande amore. Panofsky è un uomo capace di grandi atti di "eroismo" moderno ma mai di tagli netti, di passione e di amicizia profonda, ma anche di errori eclatanti e fatali per tutto quello che era riuscito a costruire faticosamente nella sua vita: tutte caratteristiche che lasciano che lo spettatore empatizzi facilmente con lui, con le sue debolezze e i suoi atti di forza, che rispondano o meno ai soliti canoni di giustizia e moralità.


Da segnalare nel film l'uso promiscuo della battuta, della frase a effetto, della "perla di saggezza" mai scontata, di volta in volta fatta pronunciare dall'uno o dall'altro personaggio a seconda del suo valore. E poi, un cast degno di nota. Sopra tutti un nome: Paul Giamatti. Delicato, sostenuto, intenso, bravissimo. E poi un grandissimo Dustin Hoffman, Minnie Driver, Rosamund Pike, Rachelle Lefevre. Da vedere.


Il film:                    Il libro:



p.s. non sono affatto d'accordo con quelle recensioni che trovano Giamatti un attore "ordinario" - la sua bravura è già nota a partire da film come "The Illusionist" di cui parlerò presto. Segnalo che, considerando il solito "riassuntino" della trama a capo di quelle che ho letto, viene da pensare con una certa sicurezza che siano state scritte da sedicenti critici che in realtà non hanno affatto visto il film.

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