mercoledì 23 febbraio 2011

Sedotta e abbandonata - un film di Pietro Germi

Non me ne vorrà chi segue questo blog, ma ho rispolverato un grande classico:

"Sedotta e abbandonata" è un film datato, ma che davvero merita di essere visto, 
anche a 47 anni dalla sua uscita al cinema.


Nonostante il titolo, la pellicola del geniale Germi non gira attorno a un amore non corrisposto, bensì a tutto quello che si scatena attorno a un semplice episodio di seduzione, benché portatore di una gravidanza indesiderata. Anche se la vicenda di per sè, nel 2011, sembrerebbe ridicola, Germi è riuscito a renderla grottesca e realistica anche per noi, nonostante senz'altro susciti emozioni diverse rispetto a 47 anni fa, quando le vicende narrate nel film erano ben più diffuse di oggi nel nostro Paese. Oggi, anche se sono "storia" fino a un certo punto, la carica emotiva che trasmette è comunque fortissima.


Aldo Puglisi, che nel film interpreta il padre della ragazza, è la personificazione di tutta quella mentalità paesana che rende ogni singolo così invischiato e controllato dalla comunità da sottoporre la sua volontà a quella del "buoncostume", della rispettabilità, al di là di quale sia davvero il bene per la propria famiglia, che pure gli sta così tanto a cuore. Una comunità così presente anche nelle situazioni private da rendere anche queste condizionate al suo volere (la stessa ragazza, che a un certo punto vuole sottrarsi all'espediente del "rapimento" messo in scena dalle due famiglie per coprire l'onta della perdita della verginità della ragazza, deve cedere, perché quello che sarà suo marito le ricorda tutte le conseguenze che ne verrebbero a livello sociale).

Quello che rimane in bocca è una estrema amarezza: una ragazza costretta a sposare un uomo che la ritiene indegna proprio per aver ceduto alle sue lusinghe, un uomo costretto al matrimonio per evitare il carcere, la sorella della protagonista costretta a farsi suora perché abbandonata per ben due volte dai promessi sposi, un padre che muore per il dolore ma che alla fine riesce a combinare questo matrimonio, inevitabile ma che non fa contento nessuno. Grottesco e imperdibile.


Premi e riconoscimenti:

Festival di Cannes 1964: premio per la migliore interpretazione maschile (Saro Urzì)
2 David di Donatello 1964: miglior regista, miglior produttore
3 Nastri d'argento 1965: migliore attore protagonista(Saro Urzì), migliore attore non protagonista(Leopoldo Trieste), miglior soggetto

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