lunedì 23 gennaio 2012

Megaupload: la chiusura e i dubbi sul copyright

Oggi su La Voce del ribelle Davide Stasi ha scritto una cosa molto interessante sulla chiusura di Megaupload da parte dell'fbi e sul senso del copyright nel mondo di internet (da leggere qui).


C'è un dubbio che, nonostante io creda che la condivisione di cultura gratuita sul web abbia grande valore - anche se al solito i film più scaricati ad esempio sono i cinepanettoni natalizi - non fa che girarmi per la testa da l'altro giorno quando mi sono accorta (eh sì, volevo guardare l'originale de La fabbrica di cioccolato del 1971) che megaupload era fuori gioco. Quanto è giusto che tutto, ma proprio tutto, sia gratuito on-line? 


È inutile che ci nascondiamo dietro un dito: un film, un pezzo musicale, una foto, un racconto sono frutto di un lavoro. Artistico, artigianale: chiamatelo come vi pare ma sempre di lavoro si tratta. Certo deve essere un lavoro di cui gli altri abbiano voglia di fruire, altrimenti rimane fine a se stesso: nessuno paga per avere dentro casa una foto che, diciamo così, non incontra il suo gusto. 
Ora, in tempi di tagli alla cultura, sui quali avrei molto da dire non solo a sfavore, è illogico pensare che un musicista, un fotografo, uno scrittore lavorino gratis. A meno che non sia per loro solo un hobby, e allora non si può uscire dal campo dell'amatoriale che, scusate, non ha mai prodotto niente di più di qualche ora di svago. Voglio dire che se non c'è nessuno che paga per il lavoro artistico e/o artigianale che viene prodotto alla fine non ci sarà più nessuno che potrà produrne. Con questo non voglio dire che tutto il settore e la questione della remunerazione dell'artista, dell'agente o del produttore nel caso dei film e della musica, non vada ripensata. È illogico che le case di produzione pensino che qualcuno abbia ancora denaro - e voglia di spendere 20 euro per un cd. È anche vero che on line si trovano cose straordinarie, grandi film del passato che le cineteche non hanno più nemmeno in affitto o grandi interpretazioni cui sono esaurite le copie o, ancora, foto di autori le cui stampe sono introvabili, eccetera. Ecco perché sono disperata che la teoria dell'fbi sul copyright e sulla condivisione di contenuti artistici on line prenda il sopravvento.


Quello che proporrei io è di lasciare fruibile on line tutto il lavoro artistico "datato". Tutto quello che è frutto di un lavoro ormai già remunerato - come, che so, un film di due anni fa - dovrebbe essere possibile condividerlo con gli altri sul web. In fondo è una sorta di passaparola anche per gli autori di quelle opere che lavorano a nuovi progetti. Che, invece, dovrebbero essere fruibili a pagamento. Così si permetterebbe agli artisti di vivere del loro lavoro e alle persone di fruirne, nella consapevolezza che quell'obolo serve a far nascere nuove opere, non ad ingrassare l'industria. 

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