giovedì 26 gennaio 2012

Benvenuti al Sud - un film di Luca Miniero



Remake di un film francese sullo stesso tema, "Benvenuti al Sud" è una pellicola del 2010 su come siamo in Italia, su come si vive al Sud, nella fattispecie in un paesino sotto Napoli, e su come invece crede la gente del Nord che si viva.





Alberto Colombo, direttore di un ufficio postale in Brianza, viene trasferito al Sud per lavoro. Il suo viaggio, lo scontro-incontro con la realtà della provincia di Napoli, le bugie raccontate alla moglie per lasciarla nel suo velo di ignoranza sui "terroni" sono i temi portanti di una trama semplice ma spassosa.
Questo film è la prova che in Italia si è in grado di fare film delicati, divertenti, intelligenti senza cadere nella banalità o nel volgare. Da sudista (neanche troppo) trapiantata in Tirolo devo dire che mi sono divertita tantissimo. I cliché sul sud - e quelli sul nord - sono riprodotti con un'ironia tale da far ridere e sorridere durante tutto il film. I personaggi - la moglie di provincia che freme per andare a vivere a Milàn; il direttore, interpretato da un brillante Claudio Bisio, che parte per andare a Castellammare con il giubbotto antiproiettile; la madre campana che cucina in quantità smodate e a tutte le ore; la passione per il caffè; le feste di paese e l'ospitalità schietta e genuina del Sud - giocano un ruolo essenziale nel film, andando a disegnare una commedia vivace cui è difficile resistere. Da vedere bevendo na' tazzulell 'e caffè, per questo "Benvenuti al Sud" merita senz'altro di essere visto.

No Tav: ordinanze e pugno duro. Ma la lotta continua

da La Voce del Ribelle:


Ventisei ordinanze di custodia cautelare notificate in tutta Italia, da Palermo a Trento. Non grazie alla trasformazione del cantiere di Chiomonte in sito strategico di interesse nazionale, ma per gli avvenimenti del luglio scorso, quando il 1 gennaio, e la relativa militarizzazione del sito, erano ancora lontani. Una vera e propria azione di polizia che ha portato, tra l’altro, alla perquisizione dell’abitazione di Guido Fissore, un consigliere comunale di un paese della Valle di Susa, Villarfocchiardo, reo di essere uno dei sostenitori anche politici del movimento no Tav e di insegnare alle scolaresche come un cantiere può rovinare tutta una Valle, la sua bellezza, il suo ambiente, la sua economia.
Per tutti le ipotesi di reato vanno dalle lesioni alla resistenza a pubblico ufficiale e si riferiscono agli incidenti avvenuti presso il famigerato cantiere a luglio 2011, quando vennero ferite più di 200 persone tra forze dell’ordine e manifestanti. 
Al di là delle responsabilità legali, è innegabile che la gestione della questione sembri una prova di forza. Una vera e propria “retata” per delegittimare un movimento che comincia ad avere più simpatizzanti che contestatori. Tutto sommato a questo serviva la famosa dichiarazione del sito come di interesse strategico nazionale: a trasformare la legittima protesta dei cittadini offesi (nel territorio e nei diritti) da un’opera da almeno 15 miliardi e dannosa per la salute e per l’ambiente, nell’espressione di violenza di un gruppo di facinorosi contrario all’interesse del Paese di “svilupparsi” tramite la creazione di una linea per il trasporto merci con un’area della Francia che oltretutto con noi scambia veramente poco. 
Intanto i No Tav non si arrendono. Annunciano un raduno in Val di Susa mentre armano gli avvocati per liberare gli attivisti arrestati. 


(ss)

martedì 24 gennaio 2012

Spese militari: servono davvero?

da La Voce del Ribelle:




Lasciamo stare i pacifisti, che saranno anche contrari per principio, ma ormai sono molti di più i cittadini che stentano a comprendere la logica di un Governo che per un verso continua a tagliare le altre voci di spesa e che però lascia intatta, o addirittura fa lievitare, quella per le missioni all’estero (armate).


In particolare al centro delle polemiche c’è un programma, denominato Jsf - Joint strike fighter, per la produzione di un cacciabombardiere molto simile allo statunitense F35 che andrà a sostituire le flotte aeree di USA e alleati. La “parte” dell’Italia nel programma prevede che il nostro Paese acquisti ben 131 di questi aerei nei prossimi vent’anni, per una spesa pari a circa 15 miliardi di dollari. Una cifra altissima che in realtà, per dirla in maniera chiara, non possiamo assolutamente permetterci.


Eppure, l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi, tra gli altri, è pronto a giurare che questa spesa sia assolutamente necessaria, e serva a «difenderci da eventuali minacce esterne». Una motivazione un po’ troppo vaga per giustificare un esborso di questa portata. Come altrettanto discutibile è la pretesa di farne una questione di prestigio. Un prestigio da 15 miliardi di dollari: secondo l’ammiraglio Marcello De Donno, ex capo di stato maggiore della Marina «per partecipare alle operazioni dell'alleanza di cui facciamo parte è necessario mettere in campo strumenti adeguati. Altrimenti», aggiunge, «è inutile lamentarci se la Germania ci colonizza e siamo relegati alla periferia dell’Impero».


Ma lo scacchiere del potere in Europa non si incentra sulla minaccia militare, come invece accade ad esempio per gli USA in Medio Oriente. Se la Germania oggi può fare la voce grossa con gli altri Stati europei è per la sua posizione economica e, soprattutto, per la sua “amicizia” con i burocrati europei. Dubbi di una certa portata, del resto, ci sono anche riguardo alla reale necessità di dotarsi di nuove tecnologie. Oltre ai blindati Lince, molto usati in Afghanistan, l’Italia ha acquistato 70 Pzh2000 (un obice semovente) per 464 milioni di euro e 540 autoblindo Puma, per 304, salvo poi lasciarli in garage. Inoltre l’accordo, imperniato com’è sia sulla tecnologia statunitense che sulla volontà di Washington, va in direzione opposta alla possibilità di dotarsi, se proprio si ritiene indispensabile rafforzarsi in chiave bellica, di mezzi di difesa europei.


Secondo il coordinatore della Rete per il Disarmo «i 15 miliardi per l'acquisto dei cacciabombardieri F35 sono una follia. A che ci servono quegli aerei? Chi dobbiamo bombardare? Potrei capire se fosse un programma della Nato, di cui facciamo parte. Ma l'F35 è un prodotto americano, saremo colonizzati dalla tecnologia americana. Mentre i francesi se ne infischiano e continuano a puntare sui loro caccia Rafale».


L’accordo, avviato nel 1996, fu firmato definitivamente nel 2007, quando era ministro della Difesa il succitato Parisi. Un accordo giudicato positivamente anche dall’odierno sottosegretario Giovanni Lorenzo Forcieri, in particolar modo perché «prevede la costruzione in Italia di oltre 1200 ali del velivolo con la relativa tecnologia elettronica» e perché «a Cameri, in provincia di Novara, sorgerà il centro per la manutenzione di tutti gli F35 acquistati dai Paesi europei».


Qualche posto di lavoro – a fronte di una disoccupazione dilagante – contro i miliardi di dollari che dovremo trovare a forza di tasse, tagli e Dio sa cos’altro.  


Sara Santolini

lunedì 23 gennaio 2012

Megaupload: la chiusura e i dubbi sul copyright

Oggi su La Voce del ribelle Davide Stasi ha scritto una cosa molto interessante sulla chiusura di Megaupload da parte dell'fbi e sul senso del copyright nel mondo di internet (da leggere qui).


C'è un dubbio che, nonostante io creda che la condivisione di cultura gratuita sul web abbia grande valore - anche se al solito i film più scaricati ad esempio sono i cinepanettoni natalizi - non fa che girarmi per la testa da l'altro giorno quando mi sono accorta (eh sì, volevo guardare l'originale de La fabbrica di cioccolato del 1971) che megaupload era fuori gioco. Quanto è giusto che tutto, ma proprio tutto, sia gratuito on-line? 


È inutile che ci nascondiamo dietro un dito: un film, un pezzo musicale, una foto, un racconto sono frutto di un lavoro. Artistico, artigianale: chiamatelo come vi pare ma sempre di lavoro si tratta. Certo deve essere un lavoro di cui gli altri abbiano voglia di fruire, altrimenti rimane fine a se stesso: nessuno paga per avere dentro casa una foto che, diciamo così, non incontra il suo gusto. 
Ora, in tempi di tagli alla cultura, sui quali avrei molto da dire non solo a sfavore, è illogico pensare che un musicista, un fotografo, uno scrittore lavorino gratis. A meno che non sia per loro solo un hobby, e allora non si può uscire dal campo dell'amatoriale che, scusate, non ha mai prodotto niente di più di qualche ora di svago. Voglio dire che se non c'è nessuno che paga per il lavoro artistico e/o artigianale che viene prodotto alla fine non ci sarà più nessuno che potrà produrne. Con questo non voglio dire che tutto il settore e la questione della remunerazione dell'artista, dell'agente o del produttore nel caso dei film e della musica, non vada ripensata. È illogico che le case di produzione pensino che qualcuno abbia ancora denaro - e voglia di spendere 20 euro per un cd. È anche vero che on line si trovano cose straordinarie, grandi film del passato che le cineteche non hanno più nemmeno in affitto o grandi interpretazioni cui sono esaurite le copie o, ancora, foto di autori le cui stampe sono introvabili, eccetera. Ecco perché sono disperata che la teoria dell'fbi sul copyright e sulla condivisione di contenuti artistici on line prenda il sopravvento.


Quello che proporrei io è di lasciare fruibile on line tutto il lavoro artistico "datato". Tutto quello che è frutto di un lavoro ormai già remunerato - come, che so, un film di due anni fa - dovrebbe essere possibile condividerlo con gli altri sul web. In fondo è una sorta di passaparola anche per gli autori di quelle opere che lavorano a nuovi progetti. Che, invece, dovrebbero essere fruibili a pagamento. Così si permetterebbe agli artisti di vivere del loro lavoro e alle persone di fruirne, nella consapevolezza che quell'obolo serve a far nascere nuove opere, non ad ingrassare l'industria. 

venerdì 20 gennaio 2012

Shopping




[...]
Oggi tra i tanti idoli che possono schiavizzarci, è preminente quello del comprare sempre. Sono appena trascorse le vacanze di Natale che bene o male hanno visto gli italiani spendere ancora in regali, eppure se si fa un giro nei grandi centri commerciali o in quelli medio grandi, si possono ancora notare persone che girano con volantini per acquisti super scontati. Quanto di vero poi ci sia in questi saldi resta sempre un mistero. Fa impressione comunque vedere ancora gente che nonostante la crisi, sente il bisogno convulso di acquistare, di cercare l'affare, nella illusione di esercitare un potere che lo realizzi. Il continuo bombardamento all'acquisto convulsivo a cui siamo sottoposti è davvero forte e snervante. Si parte dal mattino con l'acquisto dei giornali dove pubblicità di ogni genere ci sollecitano ad acquistare di tutto. Le radio o il web non sono molto da meno.
Camminare in strada senza comprare neanche una caramella o un caffè ci fa sentire strani e fuori dal mondo. Se ci riflettiamo le strade sono progettate affinchè si compri. Non c'è molto spazio per la sosta o per il solo piacere di camminare con qualcuno o da soli. Uscire senza lo scopo di acquistare ci fa sentire un po' strani. Però è rivoluzionario. Pensiamoci un attimo: siamo capaci di trascorrere un solo giorno senza acquistare niente che non sia di reale utilità?. Ripeto: reale utilità. Quello che acquistiamo è sempre per un "poi questo mi servirà", oppure "potrebbe servirmi" o meglio "con questa cosa da ora in poi non mi manca nulla", salvo poi fare due passi più in là e scoprire che qualcun altro è già passato oltre e quindi a noi manca già qualcosa.
È un continuo farci sentire mancanti di qualcosa, e di un qualcosa che mai potremmo procurarci da soli. È l'idolo del consumo o peggio ancora dell'acquisto in sé, che conduce alla solitudine, all'alienazione totale degli individui, ad una morte morale e interiore con ripercussioni lente, ma inesorabili, sull'uomo.
di Alessandro Vauro

Via alle liberalizzazioni

Al solito, ci saranno i noti risparmiati. Al solito, ci saranno regole poco chiare e facilmente aggirabili dai più furbi e soprattutto dai più potenti. Al solito, liberalizzare porterà a nuovi monopoli più difficili da controllare. Al solito, soprattutto, liberalizzare all'italiana porterà all'aumento dei prezzi e alla riduzione dei servizi.

Nuovo passo verso la guerra civile. Tra poveri.

Altra cosa: lo Stato "pagherà" con dei titoli pubblici chi aspetta soldi dall'amministrazione. Come dire: ti pago in ritardo e con l'incognita.

(www.ilribelle.com)

giovedì 19 gennaio 2012

Ramallah

foto di Giorgio Palmera
Dal sito di National Geographic. Un ragazzo del Movimento 15 Marzo tiene in mano la fionda e i sassi, l'arma tipica della prima intifada. 

GEAB N. 61 - Crisi sistemica globale - 2012: La grande oscillazione geopolitica mondiale

Avevamo definito il 2011 come "l'anno impietoso", poiché stavano per essere frantumate le illusioni di quanti pensavano che la crisi fosse sotto controllo, e che sarebbero potuti tornare ai loro "accordi privati", come in passato. Ed il 2011 è stato in effetti un anno spietato per molti leaders politici, per il settore finanziario, per gli investitori, per i debiti occidentali, per la crescita mondiale, per l'economia americana e per l'assenza di governance in Eurolandia. Coloro che si credevano intoccabili od inamovibili hanno improvvisamente scoperto che la crisi ha salvato niente e nessuno. Questa tendenza proseguirà naturalmente nel 2012, poiché la crisi non rispetta certo le cadenze del calendario gregoriano. Gli ultimi "intoccabili" ne faranno esperienza: gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Dollaro, i T-Bonds, i leaders russi e cinesi, ...  Ma nel 2012, soprattutto nella sua seconda metà, ci sarà l’affermazione di quelle forze e di quei soggetti che permetterà l’inizio della ricostruzione, nel 2013 e negli anni seguenti, di un nuovo sistema mondiale corrispondente alle aspettative ed alle lotte di potere del XXI secolo, e non più a quelle della metà del secolo precedente. Ed allora il 2012 sarà anche l'anno della grande oscillazione tra il mondo di ieri e quello di domani. Un anno di transizione, che mescolerà il peggio con il meglio. Ma così facendo, tuttavia, esso costituirà per il nostro team il primo anno costruttivo a partire dal 2006. (leggi tutto su Ilporticodipinto)