venerdì 25 giugno 2010

Acquisto ergo esisto

Per questa società non esistiamo. Non esistiamo finché siamo preoccupati del caldo - o del freddo -  che non arriva, finché stiamo incolonnati nel traffico, finché parliamo dell'ultimo vincitore di qualche reality, finché passiamo la giornata a lavorare e la serata a guardare la tv.
Ma, nel momento in cui estraiamo la carta di credito o il bancomat dal portafoglio, improvvisamente smettiamo di essere semplicemente parte della massa e diventiamo "interessanti". È interessante cosa "scegliamo" di acquistare, in quale supermercato, quanto tempo dedichiamo allo shopping e quali prodotti siamo disposti ad accumulare in casa - anche se si tratta evidentemente di futilità. È interessante per le grandi banche e gli speculatori che acquistano e rivendono titoli di quelle fabbriche e di  quelle aziende, per i signori della grande distribuzione, per i fautori delle catene di negozi - tutti uguali e tutti allo stesso modo anonimi. 

Esistiamo in quanto consumatori, in quanto possessori di bancomat, carte di credito, contanti. È per questo che la nostra costante pigrizia e insofferenza in questo campo è dannosa quanto la mancanza di informazione e cultura di cui soffre questo Paese e, più in generale, tutto l'Occidente. 

Purtroppo solo cercare di capire quello che accade nel mondo, quali sono i movimenti della finanza e della politica, seppur importantissimo, non ci mette però nelle condizioni di agire - a meno che non siamo grandi azionisti di qualche società - e di cambiare le cose nel nostro giardino. Non ci permette di non vedere le fabbriche chiuse e il lavoro esportato all'estero, il vicino disoccupato, il terreno del contadino venduto e coperto di cemento. Non ci permette di evitare che questo giardino diventi una discarica.

La gente comune, quella che vive con uno stipendio medio, spesso non sa nemmeno come si fa ad acquistare titoli o azioni. Nemmeno le interessa, e a ragione: anche se ne avesse la capacità di scelta non ha i fondi per farlo. Questa massa di persone, in numero molto maggiore di quelli che qualche peso nella borsa possono averlo realmente, ha un altro, incredibile potere. Il potere dell'acquisto. È molto diverso acquistare un succo di frutta che proviene dalla Spagna, rispetto a uno fatto solo con arance siciliane. È diverso acquistare in un supermercato o in un discount piuttosto che dal piccolo negoziante o da chi vende quello che produce. È diverso mangiare una mozzarella di un caseificio vicino casa oppure di qualche marca pubblicizzata in tv. E lo è anche sorvolando sulla questione qualità e prezzo: se anche potessimo mangiare la stessa mozzarella acquistandola allo stesso prezzo sia in un grande supermercato che da un piccolo caseificio, dovremmo preferire la seconda possibilità. Con questa scelta daremmo a quel caseificio l'opportunità di continuare a esistere, vendere i suoi prodotti a un prezzo equo - e non sottocosto a un distributore, a chi ci lavora di avere un compenso dignitoso, a noi di vedere il terreno sul quale pascolano le loro mucche coperto di verde, e non di cemento. È una questione di etica, ma non solo. Di cultura, ma anche di economia spiccia. È (anche) così che ciascuno di noi può migliorare questo giardino che ogni giorno è più pieno di erbacce.

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