domenica 6 novembre 2011

Roma: la sfida al divieto

Venerdì mattina Roma è stata svegliata da un corteo non autorizzato di giovani liceali e universitari.

Tutto è partito dal liceo Virgilio di via Giulia, sul lungotevere, che per primo ha violato il divieto imposto dal sindaco di sfilare nel centro della città. Nella protesta sono coinvolti 20 diversi licei della città e molti studenti universitari. I ragazzi, in molti casi identificati fuori la scuola, hanno dato vita al corteo nonostante la presenza delle forze dell’ordine e per nulla intimiditi dall’avvertimento della Questura che ha ricordato loro che sfilare senza preavviso espone i manifestanti a responsabilità civili e penali.
I responsabili della manifestazione studentesca erano stati autorizzati a guidare un corteo che doveva svolgersi non oltre le porte dell'Università La Sapienza, lontano dalla zona rossa interdetta. Il punto di ritrovo era la stazione Tiburtina - dove si sono verificati successivamente gli scontri con la polizia - ma le intenzioni del corteo erano chiare: «L'ordinanza di Alemanno non ci fermerà» avevano infatti dichiarato i manifestanti, «Noi arriveremo in centro». E avevano spiegato: «Violeremo l'ordinanza perché non si possono strumentalizzare gli episodi del 15 ottobre per negare il diritto a manifestare in Centro, né per proporre nuove leggi speciali o addirittura invocare un ritorno alla legge Reale». I ragazzi sono riusciti ad entrare nel cantiere di Roma Tiburtina, forzando lo sbarramento della polizia che però li ha caricati per impedire loro il passo. Lì hanno improvvisato un’assemblea all’aperto, dove sono stati costretti  a rimaner confinati a meno di non venire tutti identificati dalla polizia.

In proposito il Presidente della Provincia Zingaretti per primo ha dichiarato che «le cariche contro gli studenti sono un errore figlio di un altro gravissimo errore» riferendosi all’ordinanza emessa per impedire i cortei nella città. «Una scelta che si conferma dannosa perché inchioda le forze dell'ordine ad una gestione dell'ordine pubblico rigida e muscolare, come del resto dimostrano anche le cariche affrettate di questa mattina. Ma anche una deriva sbagliata e insidiosa per l'Italia perché, in un momento drammatico della vita del Paese, accentua la percezione di sordità e afasia delle istituzioni nei confronti dei giovani e la debolezza totale di una politica incapace di trovare strumenti e idee per interloquire con le istanze e le inquietudine poste dai movimenti. Non ci siamo mai sottratti alle esigenze di garantire l'ordine e al bisogno di colpire i violenti: ma tutto questo non c'entra nulla con quanto avvenuto oggi».


Non si può dimenticare che questa manifestazione nulla ha a che vedere con quella del 15 ottobre. In piazza ci sono solo minorenni o quasi: ai ragazzi delle scuole superiori si affiancano giovani universitari. Tutti a volto scoperto. Voler reprimere una manifestazione di questo genere la dice lunga su come vivano la protesta del Paese i vertici e quanto faccia loro paura dell’accentuarsi dei toni.

La violazione dell’ordinanza di Alemanno è diventata una questione di principio, non un pretesto. Aver posto tale limitazione ha avuto l’effetto di estremizzare lo scontro e alzare la polemica anche sulle reazioni più o meno giustificate e giustificabili della polizia, ben sovradimensionate rispetto a un corteo pacifico di ragazzi e ragazzini che usano libri come scudi. Inoltre un’ordinanza del genere nessuno ha mai creduto faccia paura ai Black Bloc. Tanto più che chi l’ha violata effettivamente l’ha fatto sottolineando di non cercare alcuno scontro ma di voler affermare con forza «il diritto a manifestare liberamente per le vie della città». La sfida al divieto è solo iniziata.

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