È tempo di feste e Federconsumatori, Codacons, Confesercenti (eccetera eccetera) sono profondamente preoccupati per il calo delle spese natalizie, a -12%. Come se il problema delle famiglie italiane fosse poter mangiare panettone il 25 dicembre.
Niente ristorante, niente vestiti nuovi, niente viaggi e nemmeno giocattoli (-20%), una voce che a Natale aveva sempre retto vista la naturale predisposizione italiana a non far mancare nulla ai figli, fosse anche l'ultima riproduzione del marziano visto in TV.
L'allarme è chiaramente legato al conseguente calo di fatturato che le imprese dovranno affrontare in quello che è sempre stato invece un periodo dell'anno da vacche grasse: se anche nella "ricca" Trento i negozi sono costretti a "saldi" prenatalizi la situazione, anche per loro, non deve essere delle più rosee. E questo anche se, ed è dovere ricordarlo, la categoria commercianti non è propriamente quella più facilmente attaccabile dalla crisi, in termini assoluti: hanno ricarichi considerevoli sulla merce, e per anni si sono arricchiti non avendo nulla a che vedere con il mancato aumento degli stipendi ma invece traendo vantaggio dall'aumento dei prezzi. Certo è che il calo dei consumi, continuo e inesorabile, ha creato dal 2008 ad oggi un vero e proprio "buco" nel mercato ma se pandori e panettoni rimangono sugli scaffali, anche se venduti a metà prezzo, non c'è altra soluzione: impastarne di meno.
Le famiglie medie italiane invece, in cui di solito il reddito è uno solo e - quando va bene - da reddito dipendente, fanno davvero i conti con la crisi. Ieri sera a Ballarò, tanto per citare gli ultimi dati, è stato fatto un bel quadro della situazione: nell'ultimo anno 2,5 milioni di famiglie sono state costrette a vendere oro e gioielli, mentre in 300mila hanno dovuto vendere mobilia e opere d’arte per poter arrivare a fine mese. Ma non finisce qui: addirittura il 3% dei nuclei familiari in Italia ha venduto una casa di proprietà, senza potersi permettere di acquistarne un'altra, per poter mettere qualcosa in tavola.
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