mercoledì 24 marzo 2010

A Bangkok non si scherza


A Bangkok non si scherza. È da metà marzo che le camicie rosse thailandesi (sostenitori dell'ex premier Shinawatra) manifestano, protestano, lottano. Il 17 marzo hanno versato litri di "sangue" davanti all'ambasciata americana. Il 18 davanti alla sede del governo. Il 19 alla casa del premier.

Le camicie rosse non scherzano.
Il fine loro fine è rovesciare il governo. Le richieste utili allo scopo - dimissioni del Primo ministro Abhisit Vejjajiva e elezioni anticipate.
Si tratta, al solito, di una lotta di potere. Jatuporn Prompan, uno dei leader dell UDD (United Front for Democracy against Dictatorship - Fronte unito per la democrazia contro la dittatura) dice di non voler scendere a patti. Vuole spianare il ritorno al potere dell'ex premier Thaksin Shinawatra, con le nuove elezioni, per questo non ha intenzione di sedersi a un tavolo di trattative finché non verranno prese in considerazione le richieste delle camicie rosse. Il che equivale a non volerne sapere proprio e a continuare a insistere come una testa d'ariete finché il muro non sarà abbattuto: se il Parlamento verrà sciolto e le elezioni anticipate non ci sarà più nulla di cui discutere e qualsiasi decisione spetterà alle urne.

Il governo non scherza.
Da qualche giorno gli ufficiali dell'esercito che svolgono funzioni di sicurezza durante i cortei sono "ufficialmente" armati.

Per questo se l'ansa pubblica le foto dell'esercito thailandese schierato nella sezione "curiosità" con tanto di mascotte canina sembra uno scherzo, sì, ma di cattivo gusto.

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