mercoledì 9 marzo 2011

Quote rosa.

Quote rosa. Solo il nome con il quale è noto il provvedimento per l'aumento legale e obbligatorio delle donne nei Consigli di Amministrazione delle società quotate, tradisce una mentalità fondamentalmente maschilista. E non si tratta di una sterile querelle sui termini: la parola giusta per un provvedimento di questo tipo, se il nostro fosse un Paese avanzato, sarebbe "quote di genere". 


Nonostante il ddl non potrebbe che fare del bene a questo governo, a terra in ogni caso nella stima soprattutto dell'elettorato femminile sia di destra che di sinistra, la Commissione finanza al Senato ieri ha bloccato la legge rinviandone l'entrata in vigore al 2021. Oggi, se ne parla a Palazzo Madama. Il fine era probabilmente un'altro. Nell'inevitabilità del provvedimento, è stato approvato l'emendamento Germontani che prevede un rinnovo graduale dei Cda con un aumento progressivo del numero di donne in Consiglio diluito nel tempo. 
Visti i legami tra Cda di importanti società e governo, rimandare questa data non può essere stato un caso. Spesso consiglieri di diverse società sono legati a doppio filo alla politica in modo che il leader di turno possa controllarle attraverso di loro, e fare i propri interessi. Finora si trattava per la maggior parte di uomini. Per questo forse chi di dovere si sta domandando dove trovare donne da mettere in questi posti strategici se nel proprio parco persone di fiducia ci sono solo, o soprattutto, uomini e in particolar modo ora che le donne stile “Papi girl” sono, almeno temporaneamente, "bruciate". E per trovare una risposta soddisfacente, chiaramente, c’è bisogno di tempo.


Sara Santolini

Nessun commento: