sabato 12 luglio 2014

L'INCOSCIENZA “PERICOLANTE”

Ci sono volte in cui nemmeno “sbattere la notizia in prima pagina” può bastare. Quante volte chi non si ferma alla prima pagina dei quotidiani più quotati si sente un pesce fuor d'acqua anche solo a parlare "del più e del meno" al bar sotto casa? Peggio ancora, quante persone si allontanano scrollando la testa dagli incontri in cui a parlare non è la propaganda politica ma una voce fuori dal coro, dell'Informazione con la “I” miuscola? E la tendenza non si esaurisce nel nostro giardino.
Sono anni che Alain de Benoist definisce l'Europa come incapace di definire la sua identità, pronta a uscire dalla storia per diventare un pezzo di storia altrui – quella statunitense. Il vecchio continente sarebbe "nell’utopismo e nell’incoscienza di sé" e la sua colpa in primo luogo quella di essersi dimenticato di essere potenza sovrana prima di un mercato a modello e guida degli Stati Uniti d'America. E non è ancora la cosa più grave. Era il 2010 quando Marco Della Luna scriveva “Oligarchia per popoli superflui” e teorizzava la nascita di una massa inutile per il sistema economico perchè non integrabile, disoccupata e, soprattutto, fuori dal meccanismo del consumo – vero agnello d'oro per le masse idolatre create a immagine e somiglianza del sistema di sviluppo nel quale siamo costretti a vivere. Si tratterebbe a conti fatti di tutti quelli che non hanno un reddito e la cui esistenza non è che un fastidio per la politica e l'economia. I più audaci teorizzano guerre o epidemie provocate ad hoc per far calare il volume di questa massa, i più smaliziati l’erogazione pubblica di sussidi minimi di sostentamento a livello necessario e sufficiente a perpetuare il sistema di consumo. In entrambi i casi una massa così impoverita avrebbe tutte le ragioni economiche per ribellarsi all'ordine costituito. La Storia insegna però che sono motivazioni culturali e sociali quelle che permettono di ribellarsi e prima ancora di riconoscere l'ingiustizia: ecco che la dittatura del mercato e dell'economia abbandona queste stesse masse, che ha privato di tutto il resto, alla loro incapacità di reagire. In pochi riconoscono le responsabilità del sistema economico e politico in vita in questo momento per la situazione che si sta palesando: anche la disoccupazione e l'indigenza vengono considerati semplici incidenti di percorso. Si dà la colpa al governo che è stato al potere il giorno prima, alle politiche Europee e anche a una crisi economica di cui non si comprendono a fondo le cause, convincendosi che presto o tardi "tutto si sistemerà", e soprattutto senza rendersi conto che fa tutto parte dello stesso puzzle: le leggi statali, l'Europa, le banche e lo Spread.
L'individualismo proprio del sistema capitalistico fa il resto: ognuno, dimenticandosi che di fronte a un mostro del genere si può sopravvivere solo in comunità, anela di partecipare alla cuccagna, spera in una “ripresa” che però al massimo permetterà di trovare un lavoro – per lo più salariato – al limite della sopravvivenza, sicuro che il sistema sia in qualche modo “giusto” e che il lavoro rimanga l'unico valore. La difficoltà di vedere è diventata cecità: non si riconosce alcuna alternativa al sistema attuale e, in mancanza di prospettive, non solo "l'utopia" che dà speranza, non solo la ribellione ma anche la stessa consapevolezza di vivere in un'ingiustizia sono impossibili. Non finisce qui: questa incoscienza è così diffusa che schiaccia, ridicolizza e avvilisce qualsiasi tentativo di riscatto – così come il sistema si difende da qualsiasi tipo di cambio politico che possa mettere a rischio le sue basi economiche, inserendolo nel mercato.
Intanto protagonista di una brutta pagina di cronaca è un ragazzino di soli 14 anni. Passeggiava in galleria, a Napoli, quando un cornicione è caduto sulla sua testa. Di certo non poteva sapere sarebbe accaduto. Qualcun'altro però si era sicuramente accorto – o comunque avrebbe dovuto – che si trattava di un grosso pezzo di marmo che sarebbe venuto giù, un giorno o l'altro. Forse ha pensato che la sorte avrebbe fatto in modo restasse lì, al suo posto. L'incoscienza generale, questa incredulità sullo stato delle cose, sulla nostra anche personale deriva culturale e sociale prima ancora che economica, questa abdicazione totale e incondizionata alle ragioni dell'economia lascerà che la “crisi” e la sua “politica” produca indisturbata i suoi effetti. E' quel cornicione lasciato lì, pericolante.

Sara Santolini

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