giovedì 2 dicembre 2010

Endemol contro Endemol. Vince Endemol

da "La Voce del Ribelle":
Apparentemente produce format di qualsiasi tipo, preoccupandosi solo che siano remunerativi. Ma basta vedere chi sono i proprietari, da Goldman Sachs a Mediaset, per capire che i limiti ci sono. Eccome 


Presente in 26 paesi del mondo, dal 2007 la Endemol è di proprietà di una joint venture formata dal fondo Cyrte, specializzato nel settore delle telecomunicazioni, dalla banca d’affari Goldman Sachs e dal Gruppo Mediaset. «È la prima società di produzione televisiva indipendente in Europa. In poco tempo è riuscita ad imporsi come leader nella produzione nazionale ed internazionale di programmi di intrattenimento e di fiction, realizzando trasmissioni che hanno fatto la storia della televisione mondiale. Ogni anno la società produce più di quindicimila ore di programmazione». 
In pratica, crea format televisivi. E cos’è un format? In realtà, cosa si intenda con questo termine non è ancora chiaro nemmeno agli addetti ai lavori. Aldo Grasso lo definisce come «idea originale di programmi i cui diritti d’uso sono soggetti a compravendita nel mercato televisivo». In generale, l’espressione indica «l’oggetto di una compravendita di un bene immateriale, di un’idea, di una formula, quindi gli elementi invariabili di un programma, che, usata per trasmissioni di successo in un Paese, può essere messa a fattore comune per garantirne la replicabilità presso il pubblico di altri Paesi, e può essere oggetto di tutela giuridica». 
Quel che è certo, è che i format offrono una serie di vantaggi che riducono i rischi per l’azienda produttrice. Primo tra tutti, l’aver sperimentato le caratteristiche che hanno determinato il successo per un certo format, già trasmesso in un altro paese. Vedi l’esempio di programmi come il “Grande Fratello” che, mandato in onda per la prima volta in Olanda, è stato esportato in oltre quaranta stati. Con il risultato di aver creato la moda del “reality show” che ha contagiato, o invaso, mezzo mondo. 
Nel caso del programma “Vieni via con me”, l’Italia fa da maestra. Roberto Saviano e Fabio Fazio, oltre ad esserne i conduttori, sono gli autori principali della trasmissione, ed hanno venduto il suo diritto d’uso a Endemol, che successivamente l’ha prodotta. Ora, considerato chi controlla la società – appunto Goldman Sachs, il fondo Cyrte e Mediaset – il contenuto non avrebbe potuto essere diverso da quello che è stato. Ovvero, mero intrattenimento. L’equivoco, o forse sarebbe meglio dire la distorsione, è nato nel momento in cui si è tentato di spacciarlo come un vero e proprio programma di informazione. Con la conseguenza che lo spettatore ha avuto l’impressione di ricevere notizie “scottanti”, illudendosi di essere realmente informato. Ma se Saviano e Fazio avessero avuto l’intenzione di trattare tematiche davvero “scomode” come, ad esempio, il signoraggio bancario, “Vieni via con me” non sarebbe mai andato in onda. E le polemiche nate sul programma? Un’ottima trovata di marketing. 
Sapientemente costruite, hanno avuto la funzione di attirare il maggior numero di telespettatori. Lo share dell’ultima puntata è stato del 30,21%, e questo ha determinato un aumento del costo degli spazi pubblicitari che a loro volta si sono tradotti in maggiori profitti per la Endemol. Un sospiro si sollievo per la società produttrice di format che, secondo il quotidiano americano, Daily Beast, sarebbe oppressa dai debiti. «È da mesi che circolano voci sul fatto che la Endemol stia barcollando sull’orlo dell’insolvenza». Ad agosto, infatti, si parlava di una possibile crisi dovuta, pare, ai 3 miliardi di dollari di deficit. 
Endemol, però, smentisce sottolineando che «data la nostra attuale prospettiva e considerando le risorse già disponibili alla società e agli azionisti, siamo convinti che continueremo ad assolvere integralmente i nostri obblighi nei confronti dei nostri creditori nel futuro». E La trasmissione di Fazio e Saviano, in ogni caso, è capitata nel momento giusto.

Pamela Chiodi

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