venerdì 31 dicembre 2010

Prestigiacomo. Vado, non mi dimetto e torno


Scenetta di fine anno: il ministro dell’Ambiente fa sapere, tutta corrucciata, che intende lasciare il Pdl, pur mantenendo il suo dicastero. Ma poi, ripensandoci meglio... 
Esemplare, nel suo piccolo. Nel giro di poche ore Stefania Prestigiacomo annuncia ai quattro venti di voler uscire dal Pdl, ma non dal governo, e poi si rimangia tutto. La mattina tuona contro Cicchitto, affermando che lui «di sicuro non può essere più il mio capogruppo»; la sera, previo incontro con lo stesso Cicchitto e con Gianni Letta, si lascia ammansire e ritorna nei ranghi, dando modo alla presidenza del Consiglio di diffondere un grottesco comunicato in cui si legge che «Una sfortunata coincidenza e un difetto di comunicazione hanno generato oggi uno spiacevole incidente parlamentare. In serata, il ministro Prestigiacomo e l’onorevole Cicchitto hanno chiarito ogni equivoco, superando l’incidente, scambiandosi un reciproco attestato di stima e di fiducia».
Esemplare pure questo, nel suo miserrimo miscuglio di equilibrismo politico e ipocrisia burocratica. «Una sfortunata coincidenza»... «un difetto di comunicazione»... «uno spiacevole incidente parlamentare»... « hanno chiarito ogni equivoco»... «un reciproco attestato di stima e di fiducia»... Fare di peggio, in così poche righe, era obiettivamente difficile. E la dice lunga, ancora una volta, sulla delirante convinzione di poter appianare qualsiasi problema a forza di chiacchiere, quand’anche risibili come queste. Ammesso che si debbano sciorinare spiegazioni di facciata, sarebbe almeno auspicabile che lo si facesse con la dovuta sobrietà. Meglio, molto meglio, due righe stringate in cui si ufficializza che il dissidio è stato ricomposto, senza scomodare la sfortuna per giustificare il triste antefatto e scodellare improbabili happy end sull’armonia ritrovata. Ci mancava solo la foto del bacetto tra Presty e Cicchy (sotto il vischio natalizio) e la pantomima era completa. Più che un comunicato istituzionale, una sceneggiatura di quart’ordine. In altre parole, una presa per il culo. 
A uscirne malissimo, ovviamente, è innanzitutto la Prestigiacomo, che fa la figura della psicolabile. Specialmente se alla vicenda in se stessa si aggiunge il modo in cui lei si è presentata ai cronisti per informarli dei suoi “fieri” propositi di abbandono del Pdl: «visibilmente scossa e in lacrime», riportano le cronache. Roba che uno legge la notizia e, se non è informato come si deve, si immagina che la tapina sia una giovinetta alle prime armi. Un tenero virgulto della politica. Una cenerentola che è finita per miracolo alla festa del Palazzo, in attesa che allo scoccare della mezzanotte la carrozza torni a essere una zucca e l’illusione svanisca. Viceversa, la sensibilissima Stefy ha appena compiuto 44 anni ed è deputato dall’ormai lontano 1994, mentre in precedenza, nel 1990, era stata eletta a soli  23 anni presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Siracusa.
Detto brutalmente: questi comportamenti da ragazzina isterica sono assurdi. Se una (o uno) non è padrone nemmeno dei suoi nervi, per cui rischia di perdere il controllo a ogni stormir di foglie, non può e non deve rivestire alcuna carica istituzionale. L’emotività, in questi ambiti, non è un pregio, che disvela chissà quale finezza d’animo o quale schiettezza di sentimenti. È solo l’indice di una personalità immatura che porta ad avere comportamenti da adolescente fuori tempo massimo. Non se ne può più di uomini e donne (omini e donnette) che agiscono senza riflettere – o facendo finta di non riflettere – nel presupposto che tanto, poi, basta scusarsi. La Russa ad Annozero, per dire: prima sbraita come un invasato, alzandosi in piedi e facendo mostra di voler lasciare lo studio; dopo si rimette a sedere e prosegue come se niente fosse. Si scusa – dice di scusarsi – ma basta osservare il suo sguardo tutt’altro che contrito per capire che in realtà non è per nulla dispiaciuto, ma semmai euforico: ha fatto il suo spettacolino, ha colpito l’attenzione di quelli che gli assomigliano e che, pertanto, continueranno a votarlo. O a sostenerlo in altro modo. È contento. Ha rispettato il copione. Ha dimostrato di aver capito come funziona la messinscena politica e televisiva.
La vanità al potere. La nullità al potere. Dimissioni la mattina, tarallucci e vino la sera. Un comunicato e via. Convinti che, siccome ha funzionato finora, funzionerà all’infinito. 
Federico Zamboni

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