Vent'anni. Tanto è passato dal giorno in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie il magistrato Lucia Francesca Morvillo e tre agenti in scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Piena la cronaca di ricordi di quel giorno. In onda il discorso di Giorgio Napolitano, con tanto di lacrime, il richiamo alla lotta alla mafia e alla necesità di non dimenticare.
Eppure, lontani dalla retorica di questi giorni, che vedono ancora più imbellettati i leader di partito all'indomani dell'attentato di Brindisi e del calo di affluenza alle amministrative, abbiamo ben dimenticato cosa significhi fare la lotta alla mafia. Meglio ancora, abbiamo cominciato a considerarla confinata in una certa organizzazione a delinquere, e in un certo territorio, senza considerare che la piovra estende i suoi tentacoli fino ai vertici dello Stato, per crescere e sopravvivere, senza pensare che se non di "Mafia" di "mafioso" si può parlare in tutta una serie di comportamenti politici, economici, personali con i quali dobbiamo fare i conti tutti i giorni.
La Bce, gli USA e l'Ue si muovono insieme, in connivenza con le banche, tiranneggiando su interi Stati e popolazioni, in accordo con parlamenti senza spina dorsale. L'informazione è ammutolita e stupida di fronte agli avvenimenti. Molti "giornalisti" lo sono inconsapevolmente: non danno le notizie non perchè non vogliano farlo, ma perchè non le capiscono nemmeno loro. Sono anche loro figli di questa società, che nasconde e raggira, donando solo l'illusione della giustizia e della legalità in cambio dell'eterna ignoranza.
La politica, quella con la p minuscola, si nutre delle illusioni dell'elettorato, passando da uno scandalo all'altro, chiamando così ciò che scandalo non è: è ormai normalità. Figli inseriti in amministrazioni pubbliche senza merito, soldi sottratti alla pubblica utilità, stipendi da capogiro, assunzioni inutili a scapito delle casse statali.
Leopoldo Franchetti, politico e studioso classe 1847, disse una volta: «La Mafia è un sentimento medioevale; mafioso è colui che crede di poter provvedere alla tutela e alla incolumità della sua persona e dei suoi averi mercé il suo valore e la sua influenza personale indipendentemente dall'azione dell'autorità e delle leggi».
E in questo senso in Italia e non solo, intendendo per "autorità" e "leggi" anche qualcosa che va al di là di quelle contingenti, siamo tutti "mafiosi".
Sara Santolini
Ambiente
America Latina
Cinema
Consumismo
Crisi
Cultura
Debito pubblico
Ebook
Economia
Energia
Europa
Fotografia
Giustizia
Guerra
Imprese
Isis
Istat
Italia
Jobs Act
Lavoro
Libia
malgoverno
Media
Movimento 5 stelle
Nucleare
Pensioni
Politica
Povertà
precariato
Privatizzazioni
Renzi
sanità
Scuola
Serie Tv
Sicurezza
Società
Statistiche
Teatro
Terrorismo
Usa
Video
DA LEGGERE
#UNIONICIVILI E IL MONDO ETICO E SOCIALE
L’ambito giuridico delle Unioni Civili è in corso di modifica sensibile anche nel nostro Paese. Non è affare di poco conto, o che riguard...
Nessun commento:
Posta un commento