sabato 25 settembre 2010

Beccati le scorie, che ti “incentivo”




Nucleare: 52 siti per stoccare le sostanze radioattive 

Le nuove centrali atomiche sono ancora tutte da costruire, e a quanto sembra l’inizio dei lavori previsto per il 2013 dovrebbe slittare di un altro anno, ma intanto ci si dà da fare per trovare i siti in cui stoccare le scorie radioattive. La Sogin, la Società Gestione Impianti Nucleari che fa capo al Tesoro, ha individuato 52 aree che avrebbero le caratteristiche adatte alla bisogna. Dove si trovino esattamente, però, non è dato saperlo. L’elenco rimane segreto, pare per volontà dello stesso Berlusconi, e il poco che ne trapela sono le indiscrezioni (o le ipotesi) che stanno rimbalzando sui media a partire da ieri. Con beneficio d’inventario, le zone prescelte si troverebbero disseminate qua e là per la penisola – dal Monferrato alle colline emiliane, dalla Maremma al Viterbese, dal Molise alla Basilicata – escludendo invece la Sicilia e la Sardegna.
Al di là della collocazione geografica, l’aspetto più interessante, e inquietante, è un altro. Secondo il Corriere della Sera, «la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici». Detto in sintesi: corruzione di Stato. Corruzione in senso lato, ovviamente, ma pur sempre basata sul medesimo principio, per cui si usa il denaro per ottenere la “collaborazione” di chi opera in ambito pubblico. A suon di quattrini si induce qualcuno a fare ciò che altrimenti non avrebbe mai fatto. Consci che nessuno, o quasi, è entusiasta dell’idea di piazzare nel proprio territorio una massiccia quantità di materiale radioattivo, che in teoria sarà custodito con ogni cura ma all’atto pratico chissà, i governanti si preparano a far leva sull’interesse economico, particolarmente forte in tempi di crisi e, comunque, assai più pressante che in passato a causa degli obblighi di autofinanziamento degli enti locali.
Anche se non mancano le voci di protesta, al solo profilarsi dell’installazione dei centri di stoccaggio, va da sé che per i novelli apostoli del nucleare non c’è molto di cui preoccuparsi. La strategia è la stessa adottata in innumerevoli altri casi. Da un lato, prendere tempo e lasciare che l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si attenui, o scompaia del tutto. Dall’altro, scansare il dibattito politico di più alto livello, e di portata nazionale, muovendosi nell’ambito del sottogoverno e delle trattative in loco. La faccia oscura dell’autonomia indiscriminata. Dell’autodeterminazione che precipita nell’autodistruzione, a forza di comportamenti che appaiono vantaggiosi nell’immediato e che, perciò, sorvolano sulle conseguenze di più lungo periodo. 
Cerca cerca, l’amministratore compiacente lo trovi di sicuro. Oggi è alla guida di un paesino, domani non gli dispiacerebbe passare a qualcosa di più grande. La Provincia. La Regione. Magari il Parlamento. Tutto si può fare, specie se si mantiene lo sconcio delle liste elettorali approntate dalle segreterie nazionali e calate dall’alto. Parallelamente, del resto, non si può nemmeno fare troppo affidamento sulle capacità di giudizio della popolazione. Quando le risorse scarseggiano, tanto sul versante privato impoverito dalla recessione, quanto su quello pubblico a corto di gettito proprio e di trasferimenti erariali, il desiderio di migliorare le cose per mezzo di aiuti esterni può facilmente diventare il peggiore dei consiglieri. Di qua c’è un beneficio sicuro, vuoi sotto forma di posti di lavoro, vuoi in termini di fondi da destinare ai servizi pubblici; di là c’è un rischio imprecisato, impalpabile, negato da “esperti” di gran nome, puntualmente ospitati (amplificati) dai grandi network televisivi.
Il gioco è fatto. Ottenuto l’appoggio cinico dei politici del territorio, e l’avallo ingenuo dei residenti, si può tornare sotto i riflettori e annunciare urbi et orbi che tutto quanto è andato per il meglio. La decisione è stata presa in modo trasparente e democratico. E quanto agli incentivi, beh, sono il giusto riconoscimento per chi ha accettato di farsi carico di un problema di interesse collettivo. 
Federico Zamboni

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