mercoledì 15 settembre 2010

I numeri della fame nel mondo

Meno di un milione. Questa è la cifra incoraggiante che dovrebbe farci sentire tutti sollevati. Si tratta della persone nel mondo che muoiono di fame.

La Fao (Food and Agriculture Organization), assieme all'IFAD (International Fund for Agricultural Development) e la WFP (World Food Programme), tre agenzie ONU che si occupano di agricoltura e nutrizione, ha anticipato i dati di un rapporto* annuale, il SOFI (State Of Food Insecurity), sui numeri della fame nel mondo. Lo studio, che verrà pubblicato integralmente in ottobre, evidenzia una diminuzione delle persone che soffrono la fame, che sono cioè cronicamente malnutrite e che muoiono o rischiano di morire per questo motivo. Il numero è calato da 1,02 miliardi a 925 milioni in un solo anno e per la prima volta in 15 anni - nei quali il numero di affamati nel mondo è sempre salito. Al di là dei numeri sono importanti le cause dell'inversione di tendenza - seppure effimera: non sono stati gli investimenti nell'agricoltura di sussistenza, l'assistenza alla popolazione, l'inversione dei cambiamenti climatici né attività che generano reddito nelle zone rurali e urbane del Terzo mondo.  

Le motivazioni del repentino calo sono da cercare anche, e soprattutto, altrove. Innanzitutto nella crescita di Cina e India, dove vive ancora il 40% degli affamati del mondo. Poi c'è il calo dei prezzi alimentari che, dopo aver toccato l'apice nel 2008, è avvenuto grazie a due anni di buoni raccolti - ma che ora, anche a causa dei problemi del raccolto in Russia, sta ricominciando a salire. Insomma, le cause della diminuzione della fame non sarebbero da ricercare in una politica globale efficace, come sarebbe auspicabile. La verità è che questo dato è legato soprattutto a una fortunata congiuntura mondiale: la diminuzione dei prezzi e un maggiore sviluppo economico proprio in quelle aree che erano maggiormente depresse.

Intanto, da Coldiretti, arriva un'altra dichiarazione: il 30% del cibo acquistato in Italia, ossia la stessa percentuale di cibo che nel nostro Paese finisce dal frigo direttamente nella pattumiera, sarebbe sufficiente a sfamare due volte l'intera popolazione del Burundi. Ed è chiaro infatti che il vero problema non sia la quantità di cibo disponibile: negli ultimi due anni il raccolto mondiale di cereali, che rappresentano l'elemento principale dell'alimentazione umana, è rimasto stabile a 2,2, miliardi di tonnellate annue. Il cibo, come ogni altra merce, va dove può essere pagato, non dove ce n'è bisogno.

È inutile dunque gioire per i numeri, in calo, della fame nel mondo - almeno finché i governi non decideranno di voler affrontare a livello politico le sue cause reali.

*http://www.fao.org/news/story/en/item/45210/icode/

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