giovedì 20 gennaio 2011

Abbasso il complottismo. Degli altri.

da "La Voce del Ribelle":
Il Giornale di Berlusconi paventa la presenza dei “servizi deviati” dietro le inchieste su Ruby. Ma a ruoli invertiti liquiderebbe le accuse come delle solenni idiozie
di Federico Zamboni
 Promesso: parleremo di Berlusconi e delle sue festicciole “rilassanti” in quel di Arcore, ma solo di sfuggita. Non è che ci interessi più di tanto riepilogare le accuse, pesantissime, e le repliche, risibili. Come ha scritto giustamente Ferdinando Menconi nel suo articolo di martedì, «se ci si occupa di culi e tette ci si dimentica dei seri problemi del paese ed anche la vergogna FIAT passa in secondo piano». Inoltre, dopo tutti questi anni, non c’è davvero bisogno dell’ennesimo scandalo vero o presunto, per giudicare il presidente del Consiglio e il suo raffinato entourage, costellato di gentiluomini alla Emilio Fede e alla Lele Mora e di serissime giovinette che basta guardarle.
Gli sviluppi degli ultimi giorni sono solo uno spunto, che serve a introdurre e a contestualizzare le reazioni da parte di Berlusconi e dei suoi. Con l’avvertenza, però, che quelle reazioni sono a loro volta un esempio tra i tanti possibili, non appena si volesse abbandonare la stretta attualità. Nel suo insieme, infatti, il fenomeno attraversa l’intero quadro politico, e mediatico, e può riguardare le questioni più diverse. Il classico malvezzo bipartisan (anzi: omni-partisan) che conferma come le differenze tra i diversi schieramenti siano relativamente secondarie e si iscrivano in uno stesso approccio alla politica e all’informazione. Al di là di tutte le divergenze, e dei veri e propri dissidi, l’humus culturale ed etico è analogo. Impregnato di una disonestà intellettuale che si è ormai trasformata in un riflesso condizionato e che, proprio come avviene nei mentitori patologici, a forza di essere utilizzata per manipolare gli altri ha finito col manipolare anche quelli che se ne servono. 
Prendiamo le accuse di complotto, appunto. Se le sollevano gli avversari vengono liquidate all’istante come se fossero vaneggiamenti da psicotici: dietrologia è diventata una parolaccia, e dietrologo un insulto, sbattuti in faccia a chiunque provi a guardare al di là del suo naso e a squarciare il velo (i mille, i centomila veli) delle versioni ufficiali. Esattamente all’opposto, chi grida al complotto a proprio vantaggio pretende che le sue denunce ricevano la massima attenzione. Che diamine: sta svelando un ignobile intrigo – che oggi colpisce lui ma che domani potrebbe colpire chiunque altro – e tutte le persone dabbene, anzi tutti i cittadini che hanno a cuore la democrazia e la libertà, se ne dovrebbero indignare con lui. E fare tutto il possibile acciocché non si ripeta mai più.
Un articolo pubblicato dal Giornale un paio di giorni fa, a firma di Andrea Indini, titolava  “Inchiesta su Ruby, spunta l’ombra dei servizi deviati”. Letteralmente. E nel testo si ribadiva il messaggio: «Il sospetto è concreto. Si parla di “manine”. Si teme che “la Boccassini abbia e stia ricevendo alcuni incoraggiamenti”». In un altro articolo, sempre sul Giornale ma questa volta di Mario Giordano, si ridicolizzava il contenuto delle intercettazioni, nel presupposto che «al telefono non siamo mai sinceri. Siamo sempre sbrigativi. A volte volutamente cinici, come quelli che ridevano sul terremoto, a volte un po’ cazzoni». La conclusione, non propriamente inedita, è che chiunque si basi sulle conversazioni registrate è un emerito idiota che non coglie la differenza, pur così evidente, tra le chiacchiere fini a se stesse e le rivelazioni ancorate alla realtà. Meglio «un po’ cazzoni», che sotto processo. O addirittura in galera.
Ma a ruoli invertiti, naturalmente, i giudizi cambiano. Fino a ribaltarsi. Il famigerato «Facci sognare» rivolto da D’Alema a Consorte, che gli annunciava l’ormai prossima acquisizione di BNL, diventa oro zecchino. L’equivalente di una confessione in piena regola, che attesta l’intreccio di interessi, occulti, tra i finti ex comunisti dell’ex Pci e gli altrettanto finti ex comunisti di Unipol. Come si diceva tanti anni fa, nella celebre rubrica a ricostruzioni contrapposte sul Candido di Guareschi, “visto da destra e visto da sinistra”. Per chi lo denuncia a propria difesa il complotto è una minaccia reale e per nulla inverosimile. Altrimenti è complottismo. Ordito da poteri oscuri ma terribilmente concreti, e magari con lo zampino dei soliti “servizi deviati”. 
Bingo: il vero complotto è quello dei complottisti. 


Federico Zamboni


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