giovedì 13 gennaio 2011

Soldi all'estero: i furbetti della lista Falciani

Finalmente vengono resi pubblici i nomi dei nostri “cari concittadini” accusati di esportazione illegale di valuta. Un elenco che, se confermato, andrebbe affisso ovunque 
di Marco Giorgerini

È stato consegnato ieri alla Procura di Roma l'elenco di settemila nomi di presunti evasori. Sono gli indagati nell'inchiesta sulla “Lista Falciani”, giunta sul tavolo del pm Paolo Ielo dopo un iter durato alcuni mesi. 
Hervé Falciani, l'uomo da cui prende il nome la lista, trafugò dalla banca in cui lavorava – la filiale ginevrina dell' Hsbc – migliaia di documenti. Contenevano i dati di 127 mila conti correnti intestati a 80 mila persone, ritenute probabili evasori e residenti in 180 Stati diversi. Animato dal desiderio di «lottare contro la criminalità organizzata», Hervé passò lo scottante materiale alla Procura francese perché facesse luce sul caso e informasse i governi dei paesi di residenza degli evasori. Così è stato, e nel maggio scorso gli uomini della Guardia di Finanza hanno acquisito la documentazione. Il magistrato francese che ha seguito la faccenda ha confermato: «Abbiamo avuto l'ordine di elaborare l'elenco dei nomi italiani dalla lista che contiene migliaia di nominativi. Abbiamo proceduto alla loro estrazione e li abbiamo consegnati alle autorità». 
Per quanto riguarda l'Italia sono state prese in esame le posizioni finanziarie di 5728 contribuenti, aggiornate al 2006, di cui soltanto una percentuale minima è composta da persone giuridiche. L'elenco delle persone fisiche, invece, è sterminato e vede al suo interno moltissimi volti noti o comunque appartenenti al “vippaio” nazionale: Elisabetta Gregoraci, Renato Balestra, Gianni Bulgari, Amanda e Stefania Sandrelli, la principessa Fabrizia Aragona Pignatelli, Francesco D'Ovidio Lefebvre, Camilla Crociani, il presidente della Confcommercio di Roma Cesare Pambianchi e altre “celebrità”. L'accusa contestata è quella di aver omesso la dichiarazione dei redditi per somme che nel loro complesso si aggirano sui cinque miliardi e mezzo di euro. Non proprio spiccioli.
Naturalmente gli interessati negano ogni rapporto con la banca svizzera e prendono tempo: «Finché non vedremo gli atti non avremo nulla da dichiarare», ha dichiarato l'agente stampa di Stefania Sandrelli. L'attrice, quella che in un'intervista pubblicata recentemente sul suo blog disse di detestare i ricchi, evita persino di commentare. Cesare Pambianchi non si limita a smentire seccamente, ma annuncia querele non si sa bene a chi. 
L’iniziativa di Falciani aveva lasciato ben sperare. I colpevoli che vengono presi con le mani nel sacco e che, finalmente, pagano per i reati commessi. C’è da temere che non andrà così, però. Grazie allo scudo fiscale varato poco più di un anno fa dall'attuale governo è stato possibile far rientrare in Italia i capitali depositati all'estero pagando una cifra equivalente al cinque per cento della somma da “scudare”. Resta da vedere quanti dei nomi finiti in lista abbiano già avviato in questi mesi le procedure per sanare i loro illeciti, ma sembra che non siano pochi. L'avvocato Andrea Manzitti chiarisce comunque che non tutti potranno beneficiare della norma voluta dal “creativo” Tremonti: «Bisogna vedere l'origine dei fondi: se si configura l'evasione fiscale lo scudo dà copertura, se i reati sono diversi no». 
Voilà. Lo scudo dà copertura, rendendo lecito un comportamento in precedenza illegale, e per il fortunato evasore non c'è solo la gioia per la pena evitata: gode infatti anche della neutralità, o addirittura della simpatia, dell'opinione pubblica. In fondo, è uno che ha versato la sanzione dovuta. Non importa poi andare a vedere quanto abbia pagato e se la somma sia proporzionale all’abuso commesso. I reati si riducono a semplici irregolarità. Gli illustri trasgressori continuano a vivere come se niente fosse, approfittando della fascinazione che il denaro e il successo esercitano su quegli amplissimi strati della popolazione che, attratti dalla cassaforte piena e dalle luci della ribalta, sorvolano su tutto il resto. Se poi lorsignori vogliono proprio riverniciare la loro immagine pubblica, o mediatica, basta che scuciano qualche euro per una “buona causa”; naturalmente dopo aver riunito i fotografi, o le telecamere, perché immortalino il gesto magnanimo. 

Marco Giorgerini

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