lunedì 31 gennaio 2011

Berlusconi è innocentissimo. Parola di Silvio

da "La Voce del Ribelle":


Pressato dall’inchiesta sui festini a luci rosse, il premier punta tutto sui discorsi tv. Confidando che la maggior parte del pubblico, e dell’elettorato, non li analizzi pezzo per pezzo
di Davide Stasi 
I videomessaggi di Berlusconi stanno diventando un appuntamento abituale. Il presidente sta cercando con ossessiva regolarità di comunicare con i cittadini, forse nel tentativo di recuperare quella “luna di miele” con il popolo che sa essere finita da tempo. A dispetto dei sondaggi ad hoc, la gente da tempo è presa più dalla cassa integrazione, dalla scuola smantellata, dalle bollette e dai mutui da pagare, che non dal pietoso spettacolo della politica. Uno spettacolo che ormai viene contemplato distrattamente, come una soap opera di serie B, dove attori viziati e irraggiungibili intrecciano vicende e contrasti autoreferenziali, senza alcun contatto diretto con la realtà. 
Berlusconi dedica tre quarti del suo ultimo intervento a declinare tutti i meriti della sua azione di governo proprio per recuperare quel contatto. Parte dai successi elettorali, e arriva alle presunte riforme e leggi innovative messe in campo. Tutta fuffa. Ben confezionata, ovviamente, ma si tratta per la gran parte di mistificazioni. Una captatio benevolentiae che serve a preparare il terreno per il vero obiettivo: le inchieste giudiziarie.
A quel punto il suo discorso si fa furbesco. Ed eversivo. L’assunto è il solito: la magistratura sta agendo per fini politici, ossia per rovesciare il risultato delle elezioni. Da qui a dire che le indagini giudiziarie nei suoi confronti sono illegittime, che è illiberale perquisire le residenze presidenziali o indiziare chi le frequenta, ma anche non poter parlare al telefono liberamente, il passo è breve. Un modo astuto, e capzioso, per screditare un principio che per il presidente del Consiglio è il più duro da digerire: la legge, oltre che essere uguale per tutti, è superiore a tutto e a tutti. Anche ai risultati elettorali.
Anche i magistrati, qualora agissero per scopi politici, dovrebbero poi fare i conti, durante il processo, con la legge, ossia con tutte le procedure di garanzia riconosciute all’imputato, innocente fino a prova contraria. Dovrebbero cioè dimostrarne la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. E l’imputato innocente non dovrebbe temere alcunché, se non una qualche congiura alle sue spalle. Ma la tesi del complotto, cioè della falsificazione deliberata delle testimonianze e delle prove, vale per entrambe le parti. La domanda da farsi è se sia più credibile la presunta malafede dei magistrati, che dovrebbero persuadere decine di testimoni a mentire solo per incastrare Berlusconi, o se invece sia proprio quest’ultimo ad avere la spregiudicatezza morale e le risorse economiche necessarie a commettere qualsiasi abuso, pur di organizzare un catenaccio difensivo a copertura delle proprie malefatte. 
Dunque è tutto il presupposto che non regge. È la legge che consente di indagare su chiunque, di perquisirne le residenze, di indagarne e intercettarne i frequentatori. E il tutto viene fatto nel rispetto della legge, allo scopo di accertare e di reprimere eventuali reati. Queste facoltà e queste funzioni sono parte integrante del potere giudiziario, e negarle agitando il totem della sovranità popolare, e dell’investitura ricevuta dal centrodestra attraverso il voto, è semplicemente eversivo. E sta qui il vero problema di Berlusconi: non accetta che esista qualcosa al di sopra di lui. Concettualmente il principio di superiorità della legge gli è estraneo e, nella sua logica, chiunque giunga ad affermarlo compie una sorta di vilipendio, un’offesa irritante e inaccettabile. Anzi, irricevibile.
Per questo il Cavaliere ora grida nel vento mediatico. E indossa i panni della vittima che nonostante tutto tiene duro: «non sono mai fuggito», dice, «in 17 anni la persecuzione giudiziaria non ha partorito nemmeno un topolino». Vero solo in parte: i suoi procedimenti si sono conclusi con assoluzioni e archiviazioni rocambolesche, e a guardare bene il suo curriculum giudiziario ci si trova di fronte a un florilegio di amnistie, reati cancellati da un Parlamento al suo servizio da quindici anni, prescrizioni, assoluzioni con formula dubitativa, oltre a reati gravi precedenti alla sua “discesa in campo” (il che tra l’altro smentisce il paradigma della congiura contro l’eletto dal popolo).
Il messaggio, stavolta, si chiude con la disponibilità a rispondere solo al Tribunale dei Ministri. Che sarà composto da giudici milanesi, ma scelti a sorteggio. In pratica Berlusconi si affida alla fortuna per salvarsi nuovamente da quest’ultima vicenda giudiziaria che, in realtà, non è ancora la tempesta perfetta, ma solo il suo annuncio. Infatti, se l’inchiesta per concussione e prostituzione minorile lo porterà alle dimissioni, ripartiranno immediatamente i processi attualmente sospesi, molti dei quali già destinati alla prescrizione. Tranne uno, quello che più toglie il sonno al presidente, riguardante le stragi di mafia del 1992-1993. Secondo alcuni, la premessa alla fondazione di Forza Italia.
Davide Stasi

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