Le vite di sei giovani ragazzi nell'Iran di oggi, narrate con l'urgenza sovversiva del cinéma vérité. Incompresi dalle famiglie e oppressi dalla società tradizionalista islamica, cercano segretamente sfogo ai loro desideri. Una femminista si ritrova coinvolta in una relazione con un uomo sposato; due giovani innamorati cercano un posto dove fare l'amore; un gay deve accettare un matrimonio arrangiato; una cantante insiste nel suo sogno pop-rock nonostante i rischi; un ragazzo sfoga la sua rabbia contro un raduno di fondamentalisti. Girato clandestinamente a Teheran prima delle elezioni del 2009, il provocatorio film di Hossein Keshavarz sfida lo status quo dando voce alla voglia di ribellione delle nuove generazioni iraniane. (dal sito del festival)
"Dog Sweat" nelle parole di Hossein Keshavarz:
Davvero non male. Si tratta di un'etichetta indipendente, il lavoro è di buona fattura e mostra uno spaccato davvero molto interessante dell'Iran di oggi. Gli attori sono bravi e il ritmo è giusto. Le atmosfere sono familiari, non patinate ma pulite (proprio quello che mancava a "The freebie"). Film senza finale, ma che lascia aperte molteplici possibilità di interpretazione delle scelte di vita che si trovano a fare - o a dover fare - le nuove generazioni dell'Iran, a cavallo tra tradizione e futuro, religione e trasgressione, fuga e compromesso. Sapere poi che si tratta di riprese clandestine aggiunge un non so che di accattivante alla pellicola.
p.s. da buona fotografa avrei apprezzato qualche bella immagine di Teheran - location del film - ma devo ammettere che ai fini della storia non serviva.
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