venerdì 19 novembre 2010

"Immanuel Kant" di Thomas Bernhard - uno spettacolo di Alessandro Gassman

Se è innegabile la bravura di Alessandro Gassman come attore, da domani non potrete fare a meno di apprezzarlo anche come regista teatrale. Il testo che ha scelto, "Immanuel Kant", la dice lunga sulle sfide artistiche che il neo direttore del Teatro Stabile del Veneto ha deciso di affrontare. Thoman Bernhard, infatti, è innegabilmente un grandissimo autore, ma assolutamente - e altrettanto innegabilmente - di non facile fruizione. Rendere il Kant, una delle opere meno "teatrali" di Bernhard, addirittura divertente è il merito più grande di Alessandro Gassman in questa regia.

Il tema portante dello spettacolo, che si svolge interamente in alto mare, è l'imminente perdita della vista del padre della filosofia moderna. Immanuel Kant, spinto da sua moglie (invenzione teatrale dell'autore), è in viaggio proprio per cercare di recuperarla grazie alla medicina americana. Sulla nave egli stesso riuscirà a vedere dove questo viaggio porta l'umanità intera, in qualche modo illuminata dalla sua filosofia ma più spesso incosciente e ignara.


Lo spettacolo è piacevole ma non superficiale: suggerisce degli spunti di riflessione niente male. 


I personaggi, tutti, vivono una solitudine viscerale che ne altera le caratteristiche spingendole fino al grottesco e rendendone possibile l'elezione a simboli dell'uno o dell'altro modo di vedere e vivere la vita. 


Il cantante jazz che lavora come cuoco a bordo e terrorizza i suoi sottoposti approfittando del suo potere; i due aiuti-cuoco che continuano a prendere porte in faccia - ma a ridere di soppiatto del loro capo, se ne capita l'occasione; il cardinale omosessuale che non sa assolutamente niente della Chiesa cattolica e che insegue un povero pretino, sottoposto sì, ma che si rivela l'unica possibilità del cardinale di non inanellare continue figuracce e dunque di avere un rapporto decente col resto degli ospiti; l'ammiraglio che soffre di mal di mare e che ostenta una cultura che non ha per darsi un contegno; il collezionista d'arte ormai finito per età e debolezza di orecchio che capisce nulla di quello che gli viene detto; lo steward, più attento al cibo e a bere fino a ubriacarsi in attesa di tuffarsi verso il nuovo mondo che lo aspetta che al suo lavoro; il servo di Kant, Ernst Ludwig, un uomo deforme e subalterno che sembra fino alla fine solo una specie di traduttore dei versi del pappagallo domestico del suo padrone; la milionaria pazza, ricca "figlia del capitalismo" sola al mondo con i suoi soldi, il suo egocentrismo e la sua curiosità per la conoscenza che si ferma però al più becero dei gossip; la signora Kant, che lotta tra frivolezza e quella che per lei è una necessità di spessore - tutti i personaggi sono inadeguati nel ruolo che la vita ha dato loro e soprattutto in questo viaggio si parlano addosso senza nessuna possibilità di riscatto o evoluzione. 


È un dialogo tra sordi in cui Kant, il padre della ragione, è il personaggio cardine, al di fuori e al di sopra della realtà degli altri ma, in quanto tale, interprete dello stato reale dell'intera umanità. Eppure anche lui è un disadattato, un uomo che non sa vivere tra gli uomini, il cui sapere è in balia della memoria e della sapienza di Federico, un pappagallo che Kant costringe il suo servo a portarsi sempre dietro. 


In fondo è il pappagallo chiuso nella sua gabbia il vero protagonista di tutto il viaggio perché unico vero mezzo di comunicazione, contenitore di tutta la sapienza che l'essere umano saprà portarsi dietro anche in questo ultimo necessario viaggio, fatto nella sola speranza di non perdere la vista. Attraverso di lui - e con la complicità di tutti i personaggi che saliranno sulla nave - l'arte, la religione, il capitalismo, il denaro, la subordinazione, l'inganno, tutto quello che vive nell'uomo moderno - e, possiamo dire, contemporaneo - viene messo a nudo attraverso la rappresentazione a tratti grottesca del viaggio verso "il nuovo mondo". 
Da vedere.




autore Thomas Bernhard
traduzione Umberto Gandini
scene Gianluca Amodio
costumi Gianluca Falaschi
musiche originali Pivio&Aldo De Scalzi
light design Marco Palmieri
suono Massimiliano Tettoni
regia Alessandro Gassman


con
Manrico Gammarota Immanuel Kant
Mauro Marino Milionaria
Paolo Fosso Signora Kant
Emanuele Maria Basso Ernst Ludwig
Giacomo Rosselli Ammiraglio
Nanni Candelari Collezionista d'Arte
Massimo Lello Cardinale
Giulio Federico Janni Primo Cuoco, Cantante
Marco Barone Lumaga Steward
Davide Dolores Cantante, Musicista, Secondo Cuoco, Cameriere
Matteo Fresch Prete, Venditore
Massimiliano Mastroeni Cantante, Musicista, Terzo Cuoco, Cameriere


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