Fino al 28 novembre è in scena "Mumble Mumble", uno spettacolo di Emanuele Salce e Andrea Pergolari con Emanuele Salce e Paolo Giammarelli.
Commovente, divertente e mai superficiale, Emanuele Salce offre un'ora e mezza di spettacolo appassionato ed esilarante che riesce a risultare nostalgico e spassoso allo stesso tempo.
Vi assicuro che non riuscirete a trattenere le lacrime, per un motivo e per l'altro. Irresistibile.
Nella solitudine di un camerino improvvisato, un (ormai non più) giovane attore, impegnato a provare la spericolata messinscena di un importante testo letterario, si trova, involontariamente ma inevitabilmente, a fare i conti con se stesso. Come essere, nello stesso tempo, (doppio) figlio d'arte, uomo di cultura e groviglio materiale di ossa, nervi e sangue che soffre e gode per i bisogni primari della vita?
"Mumble Mumble" mette in scena l'ambizioso tentativo del protagonista di combinare l'aspirazione verso una verità assoluta, il contatto con la relatività dell'esistente, le pulsioni sessuali e un irrefrenabile (e non del tutto astratto) bisogno di liberazione. Cercando di conciliare le pagine di Dostoevskij, gli Europei di calcio, i paterni cerimoniali funebri, un'irresistibile australiana e una sciagurata boccetta di lassativi... Con il controcanto ironico e discreto di un personaggio-spettatore, ora complice ora provocatore, assistiamo a una confessione pubblica di sogni, incubi e ossessioni, tutti implacabilmente sotto il segno dell'amore e della morte. Ovvero delle due complementari pulsioni primarie che stringono d'assedio l'uomo dall'alba dei tempi: eros e thanatos.
Un paradossale e compiaciuto autodafé laico che è la testimonianza consapevolmente devastata di un orfano d'arte partecipe di un mondo assurdamente logico.
"Mumble Mumble" mette in scena l'ambizioso tentativo del protagonista di combinare l'aspirazione verso una verità assoluta, il contatto con la relatività dell'esistente, le pulsioni sessuali e un irrefrenabile (e non del tutto astratto) bisogno di liberazione. Cercando di conciliare le pagine di Dostoevskij, gli Europei di calcio, i paterni cerimoniali funebri, un'irresistibile australiana e una sciagurata boccetta di lassativi... Con il controcanto ironico e discreto di un personaggio-spettatore, ora complice ora provocatore, assistiamo a una confessione pubblica di sogni, incubi e ossessioni, tutti implacabilmente sotto il segno dell'amore e della morte. Ovvero delle due complementari pulsioni primarie che stringono d'assedio l'uomo dall'alba dei tempi: eros e thanatos.
Un paradossale e compiaciuto autodafé laico che è la testimonianza consapevolmente devastata di un orfano d'arte partecipe di un mondo assurdamente logico.
Da vedere.
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