lunedì 1 novembre 2010

La dinastia Bhutto - documentario sul Pakistan

Bhutto è un documentario classico e potente che traccia la storia del moderno Pakistan ricostruendo in poco meno di due ore l’intricata vicenda della dinastia Bhutto. Il film di Duane Baughman e Johnny O'Hara riassume la nascita del nuovo stato dopo l’indipendenza dall’India nel 1947 fino all’elezione a Primo Ministro nel 1971 di Zulfikar Ali Bhutto. L’attenzione si sposta quindi sulla figlia maggiore di Ali, Benazir, educata ad Harvard e Oxford senza alcun intento di carriera politica. Quando però il padre, nel 1977, viene imprigionato dopo il colpo di stato del generale Muhammad Zia ul-Haq, la guida del Pakistani Peoples Party (Partito del Popolo Pakistano) finisce nelle mani di Benazir che lo guiderà dall’esilio e lancerà una campagna per la liberazione di Ali senza riuscire ad impedire la sua condanna a morte. Sull’onda emotiva scatenata dall’esecuzione dell’anziano presidente, Benazir Bhutto vincerà la campagna elettorale nel 1988 diventando la prima donna Presidente di una nazione islamica, ma solo per essere deposta quasi subito da un colpo di stato militare. Dopo la rielezione nel 1996, verrà ancora costretta all’esilio dopo l’arresto del marito per corruzione. Una Dinasty destinata a continui colpi di scena, fino all’inevitabile finale: il trionfale ritorno in
Pakistan nel 2007 come nuovo leader del PPP si conclude con il brutale assassinio di Benazir, ordito, secondo le previsioni della donna, dall’allora presidente Pervez Musharraf o preparato da terroristi fondamentalisti secondo la difesa di Musharraf. Il documentario acquista interesse grazie ai rarissimi materiali di repertorio, alle registrazioni audio mai ascoltate prima e soprattutto alle interviste con il vedovo Asif Ali Zardari (attuale presidente del Pakistan) e i figli. (dal sito del festival)



Il trailer:




Il suo nome, Benazir (da "ben" e "azir"), significa "senza paragoni". È la prima cosa che ci dice il documentario parlando di uno dei Primi Ministri più importanti della storia del Pakistan.  Scopriamo a fine proiezione dalla voce del regista che l'idea di girare questo documentario, per niente celebrativo ma fortemente critico, gli è venuta a poche ore dalla morte di Benazir, il ministro che, durante due soli mandati, ha migliorato l'assistenza sanitaria, l'istruzione e la situazione delle donne (ad esempio per l'accesso al lavoro in tribunale e nello sport) e che ha ispirato milioni di donne musulmane - che non accettano più supinamente di vedere martorizzato il proprio futuro - prima di essere ucciso.


Il documentario è affatto noioso e coniuga bene le riprese originali con le interviste attuali e le ricostruzioni storiche.



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